Caos amministrativo a San Sosti

Come si suol dire nessuno è profeta in patria, lo spazio temporale che scorre inesorabile alla fine mi ha dato ragione; questo di sicuro non mi rende felice in quanto ho votato questa amministrazione che è risultata fallimentare e peggiore della precedente. Fatta da un accozzaglia di personaggi solo a scopo elettorale per l’appropriazione del potere e non per la gestione della cosa pubblica a favore della collettività. I debiti del sindaco nei confronti dell’ente , i compromessi elettorali e le false promesse a bisognosi cittadini che oggi reclamano credito, in aggiunta alla problematica dei socialmente utili ha reso ingovernabile San Sosti.
Con il decadimento del primo cittadino ci si aspettava, almeno, che gli amministratori in carica, visto il cambiamento degli assetti e della delicatissima fase che vive il nostro Comune, interpellassero la cittadinanza per trovare la migliore soluzione per traghettare San Sosti sino alla prossima tornata elettorale. Il risultato è esattamente inverso: la maggioranza è divisa in due tronconi e con questa situazione l’ingovernabilità sarà assicurata al punto che non sarà possibile approvare il bilancio (il maggiore strumento di stabilità) e, con matematica certezza, in autunno saremo in dissesto economico e giustamente commissariati. Mentre l’ormai ex Sindaco sta pensando chi eliminare dalla lista per le prossime elezioni e quali saranno i nuovi inserimenti; chiaramente chi ha più voti perchè le capacità non servono e sarebbero di ostacolo al proprio governare (vedi il caso del’attuale vice sindaco). Così il pensiero vola verso uno sconfitto alle provinciali, equidistante dai due schieramenti ed ex amministratore che conta un centinaio di voti, giusto quelli che servono per liquidare l’assessore al bilancio. Se pensano che i cittadini di San Sosti siano così cretini da prestarsi a questi sporchi giochetti si sbagliano; non si può offendere l’intelligenza di un popolo per l’appropriazione indebita del potere e per favorire i pochi amici o chi ha il fegato o l’incoscienza di fare minacce. San Sosti è pronta alla civile ribellione, tornatevene a casa in buon ordine e non create ulteriori danni e spaccature nel tessuto sociale.

Vincenzo Raimondi

Le Free Zone degli Emirati Arabi Uniti

Vincenzo Raimondi
Pubblico questo pezzo dell’Avvocato Stefano Meani, perché lo ritengo molto importane sotto il profilo degli investimenti in alcune zone, che non vanno a pesare sulle tasche dei cittadini, producono lavoro non parassitario e non favorisce il clientelismo politico. Con le dovute differenze dagli Emirati Arabi potrebbe essere uno strumento valido per lo sviluppo del Sud con particolare riferimento alle 14 zone depresse della Calabria tra le quale la Valle dell’Esaro.

Le Free Zone degli Emirati Arabi Uniti
Le procedure per insediarsi nelle Free Zone degli Emirati Arabi Uniti sono relativamente semplici e veloci. Attualmente esistono più di 30 zone franche. Alcune sono “generaliste” e consentono lo svolgimento di qualsiasi attività economica o commerciale, altre sono “specialistiche”.
La possibilità di insediarsi nella zona franca è consigliabile alle aziende che intendano spostare la produzione o la base distributiva negli Emirati e quando una parte consistente del loro giro d’affari è destinato all’area limitrofa (Medio-Oriente, Subcontinente Indiano, Cina).
Per quanto riguarda le questioni legali e commerciali, le società in possesso di una licenza per operare nella zona franca sono autorizzate ad operare all’interno della zona franca e al di fuori degli Emirati.
Le operazioni all’interno degli EAU possono essere svolte solo da agenti commerciali, rappresentanti, distributori o aziende con licenza dell’autorità degli EAU.
Incentivi
Per favorire l’insediamento di attività straniere nelle Free Zone vengono concessi vari incentivi, fra cui:
• 100% della proprietà dell’attività in capo allo straniero
• Nessuna tassa sul reddito personale o sulle plusvalenze
• Nessuna tassa sulle operazioni societarie per un determinato periodo (variabile a seconda della Free Zone, ma di norma non inferiore a 15 anni)
• Esenzione dai dazi d’importazione e di esportazione
• Possibilità di trasferire, completamente e senza alcuna formalità, profitti e utili all’estero
• Fornitura energetica abbondante e a basso costo
• Libertà completa nell’assunzione del personale che può essere anche interamente straniero
• Procedure d’assunzione semplici ed efficienti e disponibilità di manodopera competitiva, qualificata ed esperta
• Supporto amministrativo da parte delle autorità della zona franca.
• Sistema bancario flessibile e abituato a operare con investitori internazionali
Licenze
Per stabilire un’impresa in una Free Zone è necessario richiedere una licenza. Tendenzialmente le licenze rilasciate dalle Autorità delle Free Zone, rinnovabili annualmente, sono di quattro tipi:
1. commerciale
2. industriale
3. di servizi
4. industria nazionale.
Se un’impresa vuole praticare più attività dovrà richiedere una licenza per ogni categoria d’attività.
Licenza per attività commerciali
Concessa a società che intendono importare, esportare, vendere, distribuire e immagazzinare merci indicate nella licenza. Non è necessario ricevere una licenza da un ente emiratino (ad esempio Dubai Economic Department).
Licenza per attività industriali
Necessaria quando l’attività d’impresa ha ad oggetto l’importazione di materiali grezzi, la produzione di determinati prodotti e l’esportazione di prodotti finiti all’estero.
Licenza per servizi
Concessa ad aziende che operano nel settore dei servizi e che svolgono la loro attività all’interno della Free Zone. Qualora il servizio sia reso da una filiale di società straniera, quest’ultima deve avere analoga licenza nel proprio paese d’origine.
Licenza per attività industriali “nazionali”
Rilasciata ad aziende industriali registrate sia all’interno che all’esterno degli UAE, possedute almeno al 51% da soggetti residenti nei paesi appartenenti al Consiglio del Golfo e che producano in loco almeno il 40% del loro valore aggiunto.
Tali aziende devono ottenere l’approvazione del Ministero della Finanza e dell’Industria. Una licenza per l’industria nazionale garantisce al suo detentore gli stessi diritti delle aziende nazionali o AGCC, e i prodotti esportati ad altri stati AGCC saranno esenti da dazi doganali.
Costituire un insediamento in una zona franca
Un insediamento nella Free Zone è un insediamento formato e registrato all’interno della zona franca e regolato unicamente dalle autorità della zona franca. E’ possibile costituire:
• una Free Zone Company (FZCO)
• un Free Zone Establishment (FZE)
• una branch della casa madre straniera.
La FZCO ed il FZE devono avere un capitale minimo, che varia a seconda della Free Zone, e la responsabilità sarà limitata all’ammontare del capitale corrisposto (per la Branch non è richiesto alcun capitale).
Un FZ Establishment necessita solo di un singolo azionista ed è un’entità legale indipendente. Da un punto di vista legale, può essere assimilato alla nostra società a responsabilità limitata con un unico socio.
L’insediamento deve avere sempre un ufficio nella Free Zone in cui vengono inviate tutte le comunicazioni.
L’insediamento deve avere almeno un amministratore e un segretario, anche se i due ruoli possono essere rivestiti dalla medesima persona. Devono essere entrambi persone fisiche e almeno uno di essi deve risiedere negli Emirati.
Deve essere inoltre nominato un revisore dei conti, scelto tra coloro che sono iscritti in un apposita lista tenuta dalle Autorità della Free Zone.
Va infine detto che gli insediamenti nella Free Zone, pur non dovendo rispettare le formalità di documentazione e di depositi richiesti dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti, devono comunque rispettarne le leggi.
Avv. Stefano Meani

Crollo delle borse: la Bce lascia i tassi di rifinanziamento all’1%

I timori sul rischio del debito pubblico di Grecia, Spagna e Portogallo hanno messo sotto pressione le Borse Europee, determinando una delle peggiori sedute da un anno e mezzo a questa parte. Già da tempo analisti e osservatori avevano espresso la loro preoccupazione in merito al crescente deficit dei Paesi iberici. I listini hanno cominciato a peggiorare dopo le dichiarazioni del presidente della Banca centrale europea Jean-Claud Trichet, il quale aveva dato il via libera al piano di risanamento presentato da Atene. Il numero uno dell’Eurotower aveva inoltre ammonito altri Paesi membri in difficoltà con i conti pubblici, invitandoli a rispettare il piano di stabilità.

Il Patto di stabilità, concordato in occasione del Consiglio europeo di Amsterdam nel giugno 1997, definisce che i Paesi si impegnano a darsi un obiettivo di bilancio pubblico in pareggio nel medio termine. Ci si potrebbe chiedere: perché sono previsti vincoli di bilancio pubblici nazionali?

In un’unione monetaria, gli incentivi a seguire politiche di bilancio disciplinate tendono a ridursi. Se più Paesi mettono contemporaneamente in atto politiche di bilancio espansive, si possono determinare pressioni inflazionistiche che inducono il governo di Francoforte a stringere la politica monetaria e aumentare il tasso di interesse. In altre parole, la Bce assorbe liquidità dal sistema, il costo del denaro per le famiglie e per le imprese aumenta, con un conseguente effetto restrittivo sulla domanda aggregata (consumi e investimenti), il cui scopo è quello di esercitare una pressione sulla domanda di beni e servizi ed ottenere un effetto restrittivo sui prezzi.

L’effetto restrittivo però viene esercitato sull’intera unione, inclusi i Paesi disciplinati. I vincoli di bilancio mirano così ad evitare che, a causa di politiche pubbliche indisciplinate di alcuni Stati, si determinano condizioni restrittive anche per gli altri. Torniamo però al problema della crisi delle Borse europee, analizzando da vicino cosa è accaduto nella Penisola iberica. Lo scorso anno il debito spagnolo è salito al 55,2% del PIL e si stima arriverà al 74,3% nel 2012, mentre il deficit nel 2009 è balzato all’11,4% e il governo Zapatero punta a portarlo sotto il 3% entro il 2013. Gli strumenti per raggiungere tale obiettivo sono: il taglio della spesa sociale e l’aumento dell’età pensionabile. Altro indicatore è rappresentato dagli interessi sui titoli di Stato. Più sono alti – favorendo così i piccoli risparmiatori – e più si evidenzia il segno negativo dei conti pubblici di uno Stato. Quelli spagnoli, ma ancor più quelli greci, rendono in modo sproporzionato. Prendiamo ad esempio come indicatore il Bund tedesco.

Lo spread (cioè la differenza di rendimento è di oltre 100 punti per la Spagna e addirittura di 350 per la Grecia. Ciò significa che un risparmiatore greco ha un guadagno molto superiore rispetto di un risparmiatore tedesco. Quali sono le contromisure previste dall’istituto monetario di Francoforte ?

Il presidente dell’Eurotower, Jean-Claud Trichet, ha dichiarato che la situazione è sotto controllo, sottolineando la solidità dell’Eurozona ed evidenziando inoltre che al momento non vi sarà nessuna riunione straordinaria da parte del Consiglio di Francoforte.

Dunque il Board della Bce ha deciso di confermare il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale all’1%, dimostrando che l’istituto non ha nessuna intenzione di allentare le condizioni monetarie immettendo liquidità nel sistema. Trichet ha inoltre evidenziato che molte aree europee stanno registrando forti squilibri di bilancio, che a loro volta sfociano in tassi di interesse a medio-lungo termine più elevati, frenando di conseguenza gli investimenti privati. Ha altresì ribadito che il rispetto del patto di stabilità è vitale, sottolineando come un alto livello dei debiti e dei deficit pesino sulla politica monetaria dell’area euro.

Diego Raimondo

L’italia dei parassiti

Presidenza de Consiglio.

La Presidenza del Consiglio non è mai stata retta come un ministero autonomo, con propri ruoli, almeno fino al 1988.

Durante tutta l’epoca liberale o non ha avuto dipendenti o ne ha avuti in misura insignificante. Infatti, il presidente de Consiglio era un ministro, in genere degli Esteri o dell’Interno, che, come responsabile del Gabinetto, presiedeva il Consiglio dei ministri e si serviva del personale del proprio dicastero, che coadiuvava nelle funzioni presidenziali. Il primo caso di dipendenti assegnati alla presidenza risale al 1867, quando Ricasoli fece emanare un decreto reale sui poteri del presidente del Consiglio che suscitò vibrate polemiche. Il quotidiano “la Nazione”, a lui vicino, sostenne: (Non vi è bisogno di creare una caterva di impiegati: cinque o sei in tutto saranno più che sufficienti e si possono chiamare senza notevoli aumenti di stipendio dai diversi dicasteri, i quali il tutto, giova non dissimularlo, possono difettare fuorché di impiegati). Ma Rattazzi, succeduto a Ricasoli, revocò il provvedimento, per la ragione che avrebbe comportato (la necessità di nuovi uffici e di nuovi ufficiali) con la conseguenza di spese aggiuntive  per l’Erario. Così  si restò a quota zero. Fu Cairoli il primo presidente a disporre di propri uffici, ma con un solo dipendente. Egli ottenne nel bilancio dello Stato uno stanziamento per posto di archivista capo per l’ufficio di presidenza del Consiglio e successivamente il decreto reale n. 150 del 1881 provvide alla costituzione del posto. E’ il primo riconoscimento di una struttura burocratico-presidenziale, tuttavia contestata anche dagli organi contabili che alla fine del secolo sollevarono numerose questioni quando l’archivista capo della presidenza se ne andò in pensione. I dipendenti salirono a quattro nel 1887, con Crispi, sotto il quale fu emanato il regio decreto n.4936 istitutivo della segreteria della presidenza del Consiglio. La dotazione comprendeva un segretario capo, un segretario, un archivista e uno scrivano, tutti comandati da altre amministrazioni. L’organanico però rimaneva limitato al posto di archivista capo. Dieci anni dopo, Rudinì presentò un disegno di legge per (stabilire un ruolo organico) dei dipendenti della presidenza, che prevedeva ben quattro persone: ma siccome occorreva provvedere alla variazione di bilancio preventivo, si lasciò cadere la proposta. Trascorse un altro decennio e Sonnino, nel 1906, decise di integrare il personale con capo ufficio stampa e due impiegati d’ordine; poco dopo, Giolitti diventato presidente, soppresse l’incremento di Sonnino. Vi furono altri minimi aggiustamenti con la legge n.304 del 1908, presidente Giolitti, la quale prevedeva un archivista capo, un archivista e addirittura due uscieri. La legge n. 503 del 1914, presidente Salandra, stabiliva un organico di sei persone: un direttore d’archivio, un archivista capo, due archivisti e due uscieri. Nel 21 le disposizioni della legge n. 371 (provvedimenti per il personale della presidenza del Consiglio) previdero un incremento di tre persone: un vicedirettore di archivio e due ausiliari. Come si vede i primi sessant’anni di Stato unitario si mantennero rigorosamente nei limiti della (politica della lesina): si voleva che un numero limitatissimo di dipendenti accudisse alle esigenze del primo ministro, il quale doveva cavarsela con gli uffici del suo dicastero. La presidenza disponeva di pochissime unità di personale, a livello di un modesto ufficio. Diversa la situazione con l’avvento del fascismo: nel 23 i dipendenti della presidenza vennero sì messi in posizione (ad esaurimento), ma si previde che il numero massimo di impiegati che altre amministrazioni avrebbero potuto essere destinati a prestare servizio presso la presidenza fosse determinato con decreti reali. Nel 1924 venne per la prima volta disciplinata la formazione del Gabinetto della presidenza. Siccome però i suaccennati decreti non furono mai emanati, il contingente di personale fu estendibile a piacimento, comprendendo per esempio, nel 1931, cinque persone d’organico (fra cui un “ufficiale d’ordine calligrafico della Consulta Araldica”),quindici funzionari e quattordici impiegati. Peraltro figuravano anche ben 319 addetti al “servizio speciale riservato”. La dilatazione proseguì nel dopoguerra, già con il decreto n. 112 del 1946 che incrementò il personale dei Gabinetti, sancendo che tanto al Gabinetto quanto alla segreteria particolare della presidenza potesse lavorare personale in numero superiore a quello stabilito per singoli ministri. Solo con la legge n. 400 del 1988, recante “disciplina dell’attività di governo e ordinamento della presidenza del Consiglio”, a lungo attesa, si è per la prima volta sancita l’esistenza di personale del nuovo ruolo della presidenza del Consiglio (art. 30). si è stabilito inoltre che la presidenza possa avvalersi di personale statale,compreso quello di Camera e Senato, di personale di amministrazioni pubbliche, di dipendenti di enti pubblici non economici (per esempio Cnr, Enea ecc.) e anche di persone estranee alla pubblica amministrazione. E inoltre previsto l’utilizzo di consiglieri ed esperti. Le tabelle allegate alla legge 400/1988 prevedono 3521 dipendenti, fra quelli di ruolo e quelli comandati, centrali e periferici, esperti esclusi. Oggi i dipendenti della presidenza (esclusi gli esperti), centrali e periferici, assommano a 4320 oltre a 356 unità per dipartimento della stessa presidenza per il Turismo. In totale 4676.

Sé facciamo un conto approssimativo in difetto (al ribasso) ognuno di questi dipendenti guadagna in media almeno 3.500,00 euro più contributi, spese accessorie e rimborsi vari, almeno altri 1.000,00 euro per un totale di 4.500,00 pro-capite moltiplicato per 4676 fa 21.042.000,00 al mese e per un anno euro 252.504.000,00 e dal 1988 ad oggi (22 anni) 5.555.088.000,00.

E come diceva il principe Antonio de Curtis (Totò) e io pago!!!

Come mai nessuno parla di questo spreco?

Vincenzo Raimondi

Noi Calabresi fessi e contenti

Movimento Democratico MeridionaleNoi Calabresi fessi e contenti

A seguito dell’articolo occhio alla matita

Regione al voto a marzo

Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria

Ai consiglieri regionali non rieletti andranno 32 milioni di euro di liquidazioni. Mentre i vitalizi per gli ex supereranno i 100 milioni. ecco i privilegi della casta locale e il governo rinvia il taglio delle poltrone.

Altro che onorevolini. La casta locale dei consiglieri regionali spende e spreca come quella global di Montecitorio. E il diminutivo fa davvero sorridere: costano cari quando sono in carica e si paga salato pure chi perde la poltrona. Berlusconi aveva annunciato sforbiciate e tagli negli enti locali. E invece niente. Succederà tutto di nuovo il 28 e 29 marzo, quando 13 regioni andranno alle urne e l’esercito dei trombati, anziché piangere per la delusione, riderà passando alla cassa. Pronto a intascare la liquidazione d’oro che spetta agli ex e che regalerà oltre 32 milioni di euro netti ai reduci di questa legislatura, senza contare il vitalizio che succhia un centinaio di milioni l’anno e potrebbe crescere del 15 per cento.

Cifre che raddoppiano se si calcola l’esborso lordo per le casse pubbliche e triplicano sommando le regioni che hanno votato in anticipo. Tanto a pagare il conto ci penseranno come sempre gli italiani. La sfera di cristallo per stimare quanti incasseranno la buona uscita non c’è, ma la statistica aiuta.

“L’espresso” ha analizzato i dati delle precedenti elezioni, arrivando a una stima. A ogni ex andranno in media 43 mila euro per 5 anni di carica, già sgravati da tasse e contributi. Con picchi da super manager per i veterani, che in alcuni casi si porteranno a casa fino a 257 mila euro dopo tre mandati. A colpi di simili Tfr per sforare il tetto dei 30 milioni basta che la metà dei 709 consiglieri (e un centinaio di assessori) chiamati al rinnovo non sia rieletto, calcolando due legislature a testa. Sono costi della politica che salgono in silenzio a ogni elezione. Nessuno ci fa caso perché quei parlamentini sembrano minuscoli, contano fra 30 e 90 consiglieri ciascuno. Ma presi tutti insieme fanno quasi 1.100 onorevoli, più di Camera e Senato. Ecco che in bilancio c’è chi infila 8,9 milioni in più come la Lombardia, chi 3,5 come il Veneto o 4 come il Piemonte. Crescono le spese anche nelle regioni più piccole, come le Marche, dove stanziano mezzo milione. “Sono conti fatti a spanne. Noi abbiamo previsto 6 milioni e non è certo che ci basteranno”, spiegano nel Lazio. A Napoli il 28 dicembre su queste spese s’è sfiorata la rissa in aula: “Il presidente Mucciolo faccia chiarezza sul punto, senza se e senza ma”, ha chiesto Angelo Giusto del Pd. Nel bilancio non c’è traccia di quattrini, eppure la legge prevede fra 46 e 140 mila euro, solo in minima parte accantonati con le trattenute. Austerity? Macché, un escamotage per non far crescere, almeno in apparenza, i conti di un consiglio dove quasi il 40 per cento viene inghiottito dagli stipendi dei politici. Fanno oltre 32 milioni l’anno.

Il massimo vitalizio netto è calcolato sul parametro dell’indennità base di un deputato ridotta della percentuale prevista. La cifra scende a seconda del numero di legislature e di altri parametri stabiliti dalle regioni.

Valore al lordo
Fonte: Conferenza nazionale dei Consigli Regionali

In Calabria

Numero consiglieri

50

Stipendio netto (in euro)

min. 8.508 – max. 9.842

Rimborsi netti (in euro)

min. 2.808 – max. 3.511

Indennità netta fine mandato (in euro)                                                                                                 da min. 21.000 un’indennità mensile per ogni anno di mandato

Vitalizio: età di riscossione,% contributi

60 non anticipabile, 25%

I CONSIGLIERI REGIONALI CALABRESI PERCEPISCONO UNO STIPENDIO DI CIRCA 8500 EURO AL MESE MENTRE UN CONSIGLIERE REGIONALE TOSCANO SOLO 3200.

Consiglio approva emendamento per aumento stipendio capigruppo
Giovedì 29 Maggio 2008 23:24
Avrebbe dovuto essere cassato dall’aula. Rifondazione aveva promesso battaglia “moralizzatrice”. L’opposizione manco s’è vista e l’aula, alle 22:20 – con pochissimi consiglieri in aula, Presidente Borrello – approva l’emendamento n. 3761 che sancisce l’aumento del trattamento stipendiale per i capigruppo consiliari.

Fino a qualche minuto fa la norma prevede per i Consiglieri Regionali un trattamento stipendiale pari all’80% di quello previsto per il Deputato al Parlamento Nazionale. Mentre i Presidenti di Commissione percepiscono una indennità pari al 92% di quella di Deputato.

Con l’approvazione dell’emendamento si attribuisce anche ai capigruppo – attualmente sono 10 – verrà elargita una somma di circa 1.300 euro in più al mese.

Vincenzo Raimondi

Commento sul rapporto economico e classi sociali in Italia

Di Giuseppe Fiore

“Come al solito Berlusconi ed i suoi amici prendono in giro la popolazione
italiana con false promesse e, comunque, sempre a favore dei ricchi a
discapito del ceto medio, che lo sta distruggendo, dei lavoratori
dipendenti e dei pensionati. Basta dare un’occhiata allo scudo fiscale e
alle leggi ad personam che vuole mettere in atto, per rendersene conto, che
offendono la dignità delle persone oneste e l’intelligemza degli italiani.
A mio avviso, se si vuole riprendere sul serio l’economia sono necessari
provvedimenti in difesa delle classi più deboli, prelevando parte delle
risorse alle classi più forti con adeguate ed eque misure. Altre parti di
risorse vanno cercate nella riduzione delle spese pubbliche superflue, (
tutti i privilegi dei politici, nazionali, europei, regionali, provinciali
e comunali, assicurando loro, in base alle  funzioni e responsabilità, una
retribuzione lorda compatibile con quella dei massimi dirigenti,
omnicomprensiva di qualsiasi altro emolumento, percepire la pensione, in
rapporto ai contributi versati, almeno dopo 10/15 anni di pubblica
attività amministrativa ed al compimento degli anni di età come per gli
altri dipendenti, eliminare i doppi incarichi pubbli e privati,
naturalmente conservando il posto di provenienza allo scadere del mandato,
vietare la libera professione per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo
del lavoro, sopprimere gli enti inutli quali le province, le comunità
montane etc., eliminare il finanziamento pubblico dei partiti, combattere
la corruzione e la delinquenza sequestrando i loro patrimoni aquisiti
illegittimamente, fino all’ultimo centesimo. Cosa molto semplice: appurarlo
attraverso controlli ed accertamenti) Utilizzare queste risorse per gli
ammortizzatori sociali e per i neo laureati e diplomati disoccupati o in
cerca di prima occupazione, che non hanno risorse proprie.
Solo con questi accorgimenti si può uscire dalla crisi favorendo
l’economia e l’occupazione.
Giuseppe Fiore – Pres. circolo IdV
“Partecipazione e Legalità” di San Sosti”

Risposta lell’On. Di Pietro a Dir. Feltri

La lettera:
Gestione dei finanziamenti
Caro direttore, eccomi.
Ieri Lei dalla pagina di Libero mi ha chiesto due spiegazioni e mi ha dato un consiglio. Cominciamo dal consiglio che era il seguente: “Le sollecito a darci prova della sua trasparenza e affidare i milioni del finanziamento ad un collegio di ragionieri eletti nel suo partito”. Mi pare proprio un buon consiglio, la ringrazio e mi attivo immediatamente. Ho oggi stesso disposto la modifica dello Statuto che ora prevede che tutte le finanze del partito e tutti i contributi elettorali (sia futuri che pregressi beninteso), siano gestiti non più dai soci originari che hanno dato vita al partito ma dall’intero Ufficio di Presidenza dell’Italia dei Valori che è composto da 7 persone, individuato non nominatamente ma – pro tempore – per il loro ruolo, la loro funzione e la loro elezione: il Presidente del partito, il Capogruppo della Camera, il Capogruppo al Senato, il Portavoce nazionale del partito, il Tesoriere, un rappresentante degli eletti nelle Regioni (da loro nominato) ed un esperto contabile nominato dall’Ufficio di Presidenza stessa (su proposta dell’Esecutivo nazionale di Idv che è il massimo organo assembleare del partito). Provi a visionare gli Statuti degli altri partiti e vedrà che tutti hanno adottato – specie all’inizio della propria attività – misure di cautela per evitare l’assalto alla diligenza (come peraltro “Libero” ne ha dato atto proprio ieri, informandoci delle beghe interne fra Margherita e Ds per la suddivisione dei rispettivi fondi e beni). Ho già preso appuntamento per domani da un notaio di Bergamo (che conosce pure Lei) per la relativa statura notarile. Appena sottoscritto Le invierò in anteprima copia del nuovo Statuto di Idv: se ha qualche ulteriore consiglio da darci le sarei davvero grato e provvederà di conseguenza.
E veniamo, caro direttore, alle domande che mi ha posto e che possono essere cosi riassunte: come sono stati gestiti i contributi ricevuti finora da Italia dei Valori e come “è la storia dei 10 appartamenti” che avrei acquistato. Rispondo subito, inviandole a parte la relativa documentazione per le verifiche che riterrà opportune effettuare.

Rimborsi elettorali
Idv non riceve finanziamenti da imprenditori o sponsor che sia (da noi non troverà i Romeo di turno). Riceveremo invece – come tutti gli altri partiti che hanno rappresentanza parlamentare – i finanziamenti pubblici previsti dalla legge. Sono tanti. Per noi e per gli altri (ed infatti nella scorsa finanziaria abbiamo chiesto inutilmente al Parlamento di dirottarli a favore degli ammortizzatori sociali). Essi vengono introitati da Idv tutti ed esclusivamente sui 2 conti correnti della tesoreria dell’Italia dei Valori e da questa utilizzati solo ed esclusivamente per esigenze del partito e della sua azione politica (come, da ultimo è avvenuto per la raccolta delle firme per promuovere il referendum contro il Lodo Alfano). Inoltre riceviamo le quote di partecipazione dai nostri iscritti, dai nostri parlamentari e dai nostri eletti e amministratori. Infine riceviamo gli interessi attivi del denaro che rimane parcheggiato in banca fino al suo utilizzo. Più in concreto finora abbiamo incassato – dal giorno in cui ci siamo presentati alle elezioni la prima volta nel 2001 e fino a tutto il 2007 – contributi pubblici per 19’908’596 euro, a cui si devono aggiungere ulteriori 761’909,00 euro a titolo di interessi attivi e per contributi degli aderenti ed eletti del partito. Di converso, abbiamo speso a tutto il 2007 euro 16’233’853. Il nostro partito, quindi, non solo non ha debiti ma è in attivo di euro 4’436’652, somma che trovasi depositata presso le due banche predette, sempre, solo ed esclusivamente sui conti di Idv, come può rilevarsi dai relativi estratti conto. Per l’anno 2008 appena trascorso, la stesura del bilancio è in corso (per noi come per qualsiasi altro partito o ente o azienda) e verrà pure reso pubblico nelle forme e nei tempi previsti dalla legge. Come noto, infatti, tutti i bilanci dei partiti devono essere regolarmente pubblicati in giornali a tiratura nazionale. Quelli di Idv, peraltro, sono sempre stati (e lo sono ancora) visionabili alla voce “Bilanci e Finanze” sul sito del partito Italiadeivalori.it. Comunque – e ad ogni buon conto – glie ne invio copia (specificandole fin d’ora che quest’anno chiederò di pubblicare proprio su Libero il bilancio 2008, come previsto per legge, se Lei me lo permetterà). Specifico che i bilanci annuali dell’Italia dei Valori sono sempre stati tutti regolarmente approvati dall’Organo di controllo del Parlamento, come rilevasi esemplificativamente dalle attestazioni del Presidente della Camera dei Deputati per gli anni 2001-2002-2003-2004-2005-2006-2007 che le invio a parte. Specifico anche che la Corte dei Conti – a cui spetta per legge approvare i Conti consuntivi delle spese elettorali dei partiti – nel referto trasmesso al Presidente della Camera sui consuntivi presentati dalle formazioni politiche ha finora sempre approvato i rendiconti presentati dall’Italia dei Valori.
Tutti gli immobili
E veniamo alla “storia dei 10 appartamenti” (che poi non sono dieci, perché se ne vendi uno per comprarne un altro con i soldi del primo, non ne hai due ma sempre uno). È vero che qualcuno negli anni passati ha alluso ad un utilizzo indebito da parte mia dei rimborsi elettorali, ma – come potrà prendere atto leggendo il decreto dei Gip di Roma n.4620/07 del 14.03.2008 che le invio integralmente – non solo è stata disposta nei miei confronti – su conforme richiesta del pm – l’archiviazione perché il fatto non sussiste ma addirittura sono stati rimessi gli atti alla Procura per la valutatone circa il reato di calunnia nei confronti del denunciante.
Ma, potrebbe obiettare lei e giustamente: d’accordo, la gestione della tesoreria di Italia dei Valori sarà pure corretta ma i soldi per gli appartamenti dove li hai presi? Ecco, allora, l’elenco delle mie proprietà, il loro valore di acquisto e la provenienza dei relativi fondi. A Montenero di Bisaccia sono proprietario di una azienda agricola (lasciatami in eredità da mio padre e mia madre) con circa 15 ettari di terreno e casa colonica annessa (che ho ben ri­strutturato a mie spese, con i fondi (e le pietre) provenienti proprio dall’azienda: produco in proprio, infatti dalla morte di mio padre (1987) soprattutto, olio e grano (quest’anno oltre 400 quintali). A Curno, in provincia di Bergamo ho una villetta a schiera in via Lungobrembo 62, acquistata alla fine degli anni ’80 e quindi per definizione con soldi non del partito (che, come noto è stato fondato ne! 2000 ed a cui i primi contributi sono cominciati ad affluire nell’autunno del 2001). Sempre a Curno, in via Lungobrembo 64 (contigua alla precedente) vi è una vecchia casa con giardino, di proprietà di mia moglie che l’ha comprata nel 1985 per 38 milioni di vecchie lire e che e stata dalla stessa (e con il mio contributo, anche manuale) ristrutturata nel 1986 (e quindi in epoca anch’essa non sospetta). È il luogo dove siamo andati a vivere dopo sposati. A Bruxelless sono comproprietario di un piccolo appartamento in via Scarabee 3, acquistato nel 1999 per 204 milioni di vecchie lire (di cui la metà con prestito bancario della Bbl di Bruxelless, sede del Parlamento europeo) quand’ero parlamentare europeo (ed a tal fine). Anche questo immobile è stato acquistato in epoca precedente alla costituzione di Idv. A Bergamo sono proprietario di un appartamento in via Locateli, da me acquistato, a seguito di gara pubblica, ad un’asta indetta dalla Scip per conto dell’Inail in data 10 novembre 2004 (rogito 16.03.2006) per euro 261’661,00 oltre spese e tasse. Non sono invece proprietario di alcun altro immobile in tale città, come invece pure era stato scritto. Vi sono invero lo studio e la casa di mia moglie (che, come Lei sa, fa l’avvocato da una vita e fa pane di una famiglia benestante di avvocati e prima di notai che Lei, gentile direttore, essendo di Bergamo, credo conosca molto bene).

La società Antocri
A Milano ho comprato nel 2004 (tramite la società Antocri) un appartamento in via F. Casati 1/a, per euro 614’500,00, di cui 300’000,00 con mutuo Bnl ed il resto con parte dei fondi provenienti dalla vendita di due appartamenti di mia proprietà che avevo a Busto Arsizio (acquistati nel 1999 – e quindi sempre in epoca antecedente alla costituzione di Idv – per lire 845’166’000 e rivenduti nel 2004 per 655’533,46 euro). Gli atti notarili sono a sua disposizione. Quanto alla provenienza dei fondi per acquistare gli appartamenti di Busto Arsizio, non me ne voglia ma lei dovrebbe ricordarla bene essendo stata una delle persone che vi hanno in qualche modo contribuito (ricorda i 400 milioni di lire che l’editore de “II Giornale” (ove egli faceva all’epoca il direttore responsabile) mi versò, a titolo di risarcimento danni con assegno circolare? All’epoca peraltro furono in molti a versarmi denaro per risarcirmi dei danni provenienti da articoli di giornali ritenuti diffamatori dai giudici o comunque, in via di transazione bonaria). L’altra parte dei soldi provenienti dalla predetta compravendita li ho usati per acquistare (tramite la società Antocri) a Roma nel 2005 un appartamento in via Principe Eugenio per euro 1’045’000,00 (il resto della provvista è stato reperito da un mutuo bancario Bnl di 400’000,00 euro e dai miei risparmi di cui in appresso). Tale immobile è stato rivenduto nel 2007 a 1’115’000,00 e con la relativa provvista, una volta estinto il mutuo, ho comprato l’anno scorso una casa ai miei due figli più piccoli a Milano, in zona Bovisa, per studiare. Ho anche aiutato mio figlio maggiore, con donazioni in denaro (per un totale di circa 80 mila euro) in parte quando si è sposato ed in parte quando sono nati i suoi tre figli trigemini. Soldi che egli, coscienziosamente ha utilizzato per pagare l’ anticipo di una casa a Curno quando abitava li e che poi ha rivenduto ricomprandosi, a minor prezzo, casa a Montenero, quando si è trasferito al paese natio. Sempre a Roma, sono attualmente proprietario dell’appartamento di via Merulana, ove abito quando mi reco li per ragioni legate al mio lavoro parlamentare. L’ho comprata, nel 2001 – e quindi ancora una volta prima dei rimborsi elettorali confluiti in questi ultimi anni al partito – per 800 milioni di vecchie lire ( di cui, come al solito, parte in mutuo) Queste sono,- o sono stata- le mie proprietà. Mi si dirà. D’accordo hai fatto delle compravendite ed hai stipulato dei mutui, ma per il resto dove hai preso i soldi? Ebbene, i miei redditi pubblici e che possono essere consultati presso il sito della camera dei Deputati e del senato ammontano dal 1996 ad oggi ad oltre 1’000’000,00 di euro ( al netto tasse), come da tabella riepilogativa che le invio a parte. A tutto ciò devono aggiungersi ulteriori rinvenienze attive, tra cui una donazione mobiliare per circa 300 milioni di vecchie lire ricevuta nel 1996 dalla contessa Borletti ( i fatti sono notori in quanto hanno riguardato come beneficiari anche altri personaggi pubblici) e come detto plurimi risarcimenti danni ricevuti ( da me e dai miei familiari) per circa 700’000,00 euro negli anni in relazione alle varie diffamazioni subite nel tempo nonché i frutti dell’agenzia agricola e dei relativi cespiti immobiliari lasciatimi in eredità dai miei genitori dopo la loro morte.
Conclusioni: la formichina
Tutto qui. Alcuni giocano, altri speculano, altri evadono le tasse e altri ancora girano il mondo o se la godono e si divertono. Io ho preferito e preferisco fare la formichina come mi hanno insegnato i miei genitori, risparmiando ed investendo i guadagni in immobili( almeno questi non ti mandano sul lastrico, come è successo per le azioni e le speculazioni in borsa!). Mi scuso per la prolissità e se necessario sono ancora e sempre pronto a fornire tutte le risposte che riterrà necessarie. Con Lei, caro direttore lo faccio volentieri per tre ragioni: primo perché sono certo della sua buona fede e del suo sacrosanto diritto di pormi le domande che mi ha posto; secondo perché sono convinto che ogni personaggio pubblico deve rispondere nel merito alla pubblica opinione (ed agli organi di informazione indipendenti come “Libero”); terzo, perché è cominciato il nuovo anno e voglio avvicinarmi alla terza età nel migliore dei modi. Buon anno a lei ed ai suoi lettori.La lettera:
Gestione dei finanziamenti
Caro direttore, eccomi.
Ieri Lei dalla pagina di Libero mi ha chiesto due spiegazioni e mi ha dato un consiglio. Cominciamo dal consiglio che era il seguente: “Le sollecito a darci prova della sua trasparenza e affidare i milioni del finanziamento ad un collegio di ragionieri eletti nel suo partito”. Mi pare proprio un buon consiglio, la ringrazio e mi attivo immediatamente. Ho oggi stesso disposto la modifica dello Statuto che ora prevede che tutte le finanze del partito e tutti i contributi elettorali (sia futuri che pregressi beninteso), siano gestiti non più dai soci originari che hanno dato vita al partito ma dall’intero Ufficio di Presidenza dell’Italia dei Valori che è composto da 7 persone, individuato non nominatamente ma – pro tempore – per il loro ruolo, la loro funzione e la loro elezione: il Presidente del partito, il Capogruppo della Camera, il Capogruppo al Senato, il Portavoce nazionale del partito, il Tesoriere, un rappresentante degli eletti nelle Regioni (da loro nominato) ed un esperto contabile nominato dall’Ufficio di Presidenza stessa (su proposta dell’Esecutivo nazionale di Idv che è il massimo organo assembleare del partito). Provi a visionare gli Statuti degli altri partiti e vedrà che tutti hanno adottato – specie all’inizio della propria attività – misure di cautela per evitare l’assalto alla diligenza (come peraltro “Libero” ne ha dato atto proprio ieri, informandoci delle beghe interne fra Margherita e Ds per la suddivisione dei rispettivi fondi e beni). Ho già preso appuntamento per domani da un notaio di Bergamo (che conosce pure Lei) per la relativa statura notarile. Appena sottoscritto Le invierò in anteprima copia del nuovo Statuto di Idv: se ha qualche ulteriore consiglio da darci le sarei davvero grato e provvederà di conseguenza.
E veniamo, caro direttore, alle domande che mi ha posto e che possono essere cosi riassunte: come sono stati gestiti i contributi ricevuti finora da Italia dei Valori e come “è la storia dei 10 appartamenti” che avrei acquistato. Rispondo subito, inviandole a parte la relativa documentazione per le verifiche che riterrà opportune effettuare.
Rimborsi elettorali
Idv non riceve finanziamenti da imprenditori o sponsor che sia (da noi non troverà i Romeo di turno). Riceveremo invece – come tutti gli altri partiti che hanno rappresentanza parlamentare – i finanziamenti pubblici previsti dalla legge. Sono tanti. Per noi e per gli altri (ed infatti nella scorsa finanziaria abbiamo chiesto inutilmente al Parlamento di dirottarli a favore degli ammortizzatori sociali). Essi vengono introitati da Idv tutti ed esclusivamente sui 2 conti correnti della tesoreria dell’Italia dei Valori e da questa utilizzati solo ed esclusivamente per esigenze del partito e della sua azione politica (come, da ultimo è avvenuto per la raccolta delle firme per promuovere il referendum contro il Lodo Alfano). Inoltre riceviamo le quote di partecipazione dai nostri iscritti, dai nostri parlamentari e dai nostri eletti e amministratori. Infine riceviamo gli interessi attivi del denaro che rimane parcheggiato in banca fino al suo utilizzo. Più in concreto finora abbiamo incassato – dal giorno in cui ci siamo presentati alle elezioni la prima volta nel 2001 e fino a tutto il 2007 – contributi pubblici per 19’908’596 euro, a cui si devono aggiungere ulteriori 761’909,00 euro a titolo di interessi attivi e per contributi degli aderenti ed eletti del partito. Di converso, abbiamo speso a tutto il 2007 euro 16’233’853. Il nostro partito, quindi, non solo non ha debiti ma è in attivo di euro 4’436’652, somma che trovasi depositata presso le due banche predette, sempre, solo ed esclusivamente sui conti di Idv, come può rilevarsi dai relativi estratti conto. Per l’anno 2008 appena trascorso, la stesura del bilancio è in corso (per noi come per qualsiasi altro partito o ente o azienda) e verrà pure reso pubblico nelle forme e nei tempi previsti dalla legge. Come noto, infatti, tutti i bilanci dei partiti devono essere regolarmente pubblicati in giornali a tiratura nazionale. Quelli di Idv, peraltro, sono sempre stati (e lo sono ancora) visionabili alla voce “Bilanci e Finanze” sul sito del partito Italiadeivalori.it. Comunque – e ad ogni buon conto – glie ne invio copia (specificandole fin d’ora che quest’anno chiederò di pubblicare proprio su Libero il bilancio 2008, come previsto per legge, se Lei me lo permetterà). Specifico che i bilanci annuali dell’Italia dei Valori sono sempre stati tutti regolarmente approvati dall’Organo di controllo del Parlamento, come rilevasi esemplificativamente dalle attestazioni del Presidente della Camera dei Deputati per gli anni 2001-2002-2003-2004-2005-2006-2007 che le invio a parte. Specifico anche che la Corte dei Conti – a cui spetta per legge approvare i Conti consuntivi delle spese elettorali dei partiti – nel referto trasmesso al Presidente della Camera sui consuntivi presentati dalle formazioni politiche ha finora sempre approvato i rendiconti presentati dall’Italia dei Valori.
Tutti gli immobili
E veniamo alla “storia dei 10 appartamenti” (che poi non sono dieci, perché se ne vendi uno per comprarne un altro con i soldi del primo, non ne hai due ma sempre uno). È vero che qualcuno negli anni passati ha alluso ad un utilizzo indebito da parte mia dei rimborsi elettorali, ma – come potrà prendere atto leggendo il decreto dei Gip di Roma n.4620/07 del 14.03.2008 che le invio integralmente – non solo è stata disposta nei miei confronti – su conforme richiesta del pm – l’archiviazione perché il fatto non sussiste ma addirittura sono stati rimessi gli atti alla Procura per la valutatone circa il reato di calunnia nei confronti del denunciante.
Ma, potrebbe obiettare lei e giustamente: d’accordo, la gestione della tesoreria di Italia dei Valori sarà pure corretta ma i soldi per gli appartamenti dove li hai presi? Ecco, allora, l’elenco delle mie proprietà, il loro valore di acquisto e la provenienza dei relativi fondi. A Montenero di Bisaccia sono proprietario di una azienda agricola (lasciatami in eredità da mio padre e mia madre) con circa 15 ettari di terreno e casa colonica annessa (che ho ben ri­strutturato a mie spese, con i fondi (e le pietre) provenienti proprio dall’azienda: produco in proprio, infatti dalla morte di mio padre (1987) soprattutto, olio e grano (quest’anno oltre 400 quintali). A Curno, in provincia di Bergamo ho una villetta a schiera in via Lungobrembo 62, acquistata alla fine degli anni ’80 e quindi per definizione con soldi non del partito (che, come noto è stato fondato ne! 2000 ed a cui i primi contributi sono cominciati ad affluire nell’autunno del 2001). Sempre a Curno, in via Lungobrembo 64 (contigua alla precedente) vi è una vecchia casa con giardino, di proprietà di mia moglie che l’ha comprata nel 1985 per 38 milioni di vecchie lire e che e stata dalla stessa (e con il mio contributo, anche manuale) ristrutturata nel 1986 (e quindi in epoca anch’essa non sospetta). È il luogo dove siamo andati a vivere dopo sposati. A Bruxelless sono comproprietario di un piccolo appartamento in via Scarabee 3, acquistato nel 1999 per 204 milioni di vecchie lire (di cui la metà con prestito bancario della Bbl di Bruxelless, sede del Parlamento europeo) quand’ero parlamentare europeo (ed a tal fine). Anche questo immobile è stato acquistato in epoca precedente alla costituzione di Idv. A Bergamo sono proprietario di un appartamento in via Locateli, da me acquistato, a seguito di gara pubblica, ad un’asta indetta dalla Scip per conto dell’Inail in data 10 novembre 2004 (rogito 16.03.2006) per euro 261’661,00 oltre spese e tasse. Non sono invece proprietario di alcun altro immobile in tale città, come invece pure era stato scritto. Vi sono invero lo studio e la casa di mia moglie (che, come Lei sa, fa l’avvocato da una vita e fa pane di una famiglia benestante di avvocati e prima di notai che Lei, gentile direttore, essendo di Bergamo, credo conosca molto bene).
La società Antocri
A Milano ho comprato nel 2004 (tramite la società Antocri) un appartamento in via F. Casati 1/a, per euro 614’500,00, di cui 300’000,00 con mutuo Bnl ed il resto con parte dei fondi provenienti dalla vendita di due appartamenti di mia proprietà che avevo a Busto Arsizio (acquistati nel 1999 – e quindi sempre in epoca antecedente alla costituzione di Idv – per lire 845’166’000 e rivenduti nel 2004 per 655’533,46 euro). Gli atti notarili sono a sua disposizione. Quanto alla provenienza dei fondi per acquistare gli appartamenti di Busto Arsizio, non me ne voglia ma lei dovrebbe ricordarla bene essendo stata una delle persone che vi hanno in qualche modo contribuito (ricorda i 400 milioni di lire che l’editore de “II Giornale” (ove egli faceva all’epoca il direttore responsabile) mi versò, a titolo di risarcimento danni con assegno circolare? All’epoca peraltro furono in molti a versarmi denaro per risarcirmi dei danni provenienti da articoli di giornali ritenuti diffamatori dai giudici o comunque, in via di transazione bonaria). L’altra parte dei soldi provenienti dalla predetta compravendita li ho usati per acquistare (tramite la società Antocri) a Roma nel 2005 un appartamento in via Principe Eugenio per euro 1’045’000,00 (il resto della provvista è stato reperito da un mutuo bancario Bnl di 400’000,00 euro e dai miei risparmi di cui in appresso). Tale immobile è stato rivenduto nel 2007 a 1’115’000,00 e con la relativa provvista, una volta estinto il mutuo, ho comprato l’anno scorso una casa ai miei due figli più piccoli a Milano, in zona Bovisa, per studiare. Ho anche aiutato mio figlio maggiore, con donazioni in denaro (per un totale di circa 80 mila euro) in parte quando si è sposato ed in parte quando sono nati i suoi tre figli trigemini. Soldi che egli, coscienziosamente ha utilizzato per pagare l’ anticipo di una casa a Curno quando abitava li e che poi ha rivenduto ricomprandosi, a minor prezzo, casa a Montenero, quando si è trasferito al paese natio. Sempre a Roma, sono attualmente proprietario dell’appartamento di via Merulana, ove abito quando mi reco li per ragioni legate al mio lavoro parlamentare. L’ho comprata, nel 2001 – e quindi ancora una volta prima dei rimborsi elettorali confluiti in questi ultimi anni al partito – per 800 milioni di vecchie lire ( di cui, come al solito, parte in mutuo) Queste sono,- o sono stata- le mie proprietà. Mi si dirà. D’accordo hai fatto delle compravendite ed hai stipulato dei mutui, ma per il resto dove hai preso i soldi? Ebbene, i miei redditi pubblici e che possono essere consultati presso il sito della camera dei Deputati e del senato ammontano dal 1996 ad oggi ad oltre 1’000’000,00 di euro ( al netto tasse), come da tabella riepilogativa che le invio a parte. A tutto ciò devono aggiungersi ulteriori rinvenienze attive, tra cui una donazione mobiliare per circa 300 milioni di vecchie lire ricevuta nel 1996 dalla contessa Borletti ( i fatti sono notori in quanto hanno riguardato come beneficiari anche altri personaggi pubblici) e come detto plurimi risarcimenti danni ricevuti ( da me e dai miei familiari) per circa 700’000,00 euro negli anni in relazione alle varie diffamazioni subite nel tempo nonché i frutti dell’agenzia agricola e dei relativi cespiti immobiliari lasciatimi in eredità dai miei genitori dopo la loro morte.
Conclusioni: la formichina
Tutto qui. Alcuni giocano, altri speculano, altri evadono le tasse e altri ancora girano il mondo o se la godono e si divertono. Io ho preferito e preferisco fare la formichina come mi hanno insegnato i miei genitori, risparmiando ed investendo i guadagni in immobili( almeno questi non ti mandano sul lastrico, come è successo per le azioni e le speculazioni in borsa!). Mi scuso per la prolissità e se necessario sono ancora e sempre pronto a fornire tutte le risposte che riterrà necessarie. Con Lei, caro direttore lo faccio volentieri per tre ragioni: primo perché sono certo della sua buona fede e del suo sacrosanto diritto di pormi le domande che mi ha posto; secondo perché sono convinto che ogni personaggio pubblico deve rispondere nel merito alla pubblica opinione (ed agli organi di informazione indipendenti come “Libero”); terzo, perché è cominciato il nuovo anno e voglio avvicinarmi alla terza età nel migliore dei modi. Buon anno a lei ed ai suoi lettori.
La lettera:
Gestione dei finanziamenti
Caro direttore, eccomi.
Ieri Lei dalla pagina di Libero mi ha chiesto due spiegazioni e mi ha dato un consiglio. Cominciamo dal consiglio che era il seguente: “Le sollecito a darci prova della sua trasparenza e affidare i milioni del finanziamento ad un collegio di ragionieri eletti nel suo partito”. Mi pare proprio un buon consiglio, la ringrazio e mi attivo immediatamente. Ho oggi stesso disposto la modifica dello Statuto che ora prevede che tutte le finanze del partito e tutti i contributi elettorali (sia futuri che pregressi beninteso), siano gestiti non più dai soci originari che hanno dato vita al partito ma dall’intero Ufficio di Presidenza dell’Italia dei Valori che è composto da 7 persone, individuato non nominatamente ma – pro tempore – per il loro ruolo, la loro funzione e la loro elezione: il Presidente del partito, il Capogruppo della Camera, il Capogruppo al Senato, il Portavoce nazionale del partito, il Tesoriere, un rappresentante degli eletti nelle Regioni (da loro nominato) ed un esperto contabile nominato dall’Ufficio di Presidenza stessa (su proposta dell’Esecutivo nazionale di Idv che è il massimo organo assembleare del partito). Provi a visionare gli Statuti degli altri partiti e vedrà che tutti hanno adottato – specie all’inizio della propria attività – misure di cautela per evitare l’assalto alla diligenza (come peraltro “Libero” ne ha dato atto proprio ieri, informandoci delle beghe interne fra Margherita e Ds per la suddivisione dei rispettivi fondi e beni). Ho già preso appuntamento per domani da un notaio di Bergamo (che conosce pure Lei) per la relativa statura notarile. Appena sottoscritto Le invierò in anteprima copia del nuovo Statuto di Idv: se ha qualche ulteriore consiglio da darci le sarei davvero grato e provvederà di conseguenza.
E veniamo, caro direttore, alle domande che mi ha posto e che possono essere cosi riassunte: come sono stati gestiti i contributi ricevuti finora da Italia dei Valori e come “è la storia dei 10 appartamenti” che avrei acquistato. Rispondo subito, inviandole a parte la relativa documentazione per le verifiche che riterrà opportune effettuare.
Rimborsi elettorali
Idv non riceve finanziamenti da imprenditori o sponsor che sia (da noi non troverà i Romeo di turno). Riceveremo invece – come tutti gli altri partiti che hanno rappresentanza parlamentare – i finanziamenti pubblici previsti dalla legge. Sono tanti. Per noi e per gli altri (ed infatti nella scorsa finanziaria abbiamo chiesto inutilmente al Parlamento di dirottarli a favore degli ammortizzatori sociali). Essi vengono introitati da Idv tutti ed esclusivamente sui 2 conti correnti della tesoreria dell’Italia dei Valori e da questa utilizzati solo ed esclusivamente per esigenze del partito e della sua azione politica (come, da ultimo è avvenuto per la raccolta delle firme per promuovere il referendum contro il Lodo Alfano). Inoltre riceviamo le quote di partecipazione dai nostri iscritti, dai nostri parlamentari e dai nostri eletti e amministratori. Infine riceviamo gli interessi attivi del denaro che rimane parcheggiato in banca fino al suo utilizzo. Più in concreto finora abbiamo incassato – dal giorno in cui ci siamo presentati alle elezioni la prima volta nel 2001 e fino a tutto il 2007 – contributi pubblici per 19’908’596 euro, a cui si devono aggiungere ulteriori 761’909,00 euro a titolo di interessi attivi e per contributi degli aderenti ed eletti del partito. Di converso, abbiamo speso a tutto il 2007 euro 16’233’853. Il nostro partito, quindi, non solo non ha debiti ma è in attivo di euro 4’436’652, somma che trovasi depositata presso le due banche predette, sempre, solo ed esclusivamente sui conti di Idv, come può rilevarsi dai relativi estratti conto. Per l’anno 2008 appena trascorso, la stesura del bilancio è in corso (per noi come per qualsiasi altro partito o ente o azienda) e verrà pure reso pubblico nelle forme e nei tempi previsti dalla legge. Come noto, infatti, tutti i bilanci dei partiti devono essere regolarmente pubblicati in giornali a tiratura nazionale. Quelli di Idv, peraltro, sono sempre stati (e lo sono ancora) visionabili alla voce “Bilanci e Finanze” sul sito del partito Italiadeivalori.it. Comunque – e ad ogni buon conto – glie ne invio copia (specificandole fin d’ora che quest’anno chiederò di pubblicare proprio su Libero il bilancio 2008, come previsto per legge, se Lei me lo permetterà). Specifico che i bilanci annuali dell’Italia dei Valori sono sempre stati tutti regolarmente approvati dall’Organo di controllo del Parlamento, come rilevasi esemplificativamente dalle attestazioni del Presidente della Camera dei Deputati per gli anni 2001-2002-2003-2004-2005-2006-2007 che le invio a parte. Specifico anche che la Corte dei Conti – a cui spetta per legge approvare i Conti consuntivi delle spese elettorali dei partiti – nel referto trasmesso al Presidente della Camera sui consuntivi presentati dalle formazioni politiche ha finora sempre approvato i rendiconti presentati dall’Italia dei Valori.
Tutti gli immobili
E veniamo alla “storia dei 10 appartamenti” (che poi non sono dieci, perché se ne vendi uno per comprarne un altro con i soldi del primo, non ne hai due ma sempre uno). È vero che qualcuno negli anni passati ha alluso ad un utilizzo indebito da parte mia dei rimborsi elettorali, ma – come potrà prendere atto leggendo il decreto dei Gip di Roma n.4620/07 del 14.03.2008 che le invio integralmente – non solo è stata disposta nei miei confronti – su conforme richiesta del pm – l’archiviazione perché il fatto non sussiste ma addirittura sono stati rimessi gli atti alla Procura per la valutatone circa il reato di calunnia nei confronti del denunciante.
Ma, potrebbe obiettare lei e giustamente: d’accordo, la gestione della tesoreria di Italia dei Valori sarà pure corretta ma i soldi per gli appartamenti dove li hai presi? Ecco, allora, l’elenco delle mie proprietà, il loro valore di acquisto e la provenienza dei relativi fondi. A Montenero di Bisaccia sono proprietario di una azienda agricola (lasciatami in eredità da mio padre e mia madre) con circa 15 ettari di terreno e casa colonica annessa (che ho ben ri­strutturato a mie spese, con i fondi (e le pietre) provenienti proprio dall’azienda: produco in proprio, infatti dalla morte di mio padre (1987) soprattutto, olio e grano (quest’anno oltre 400 quintali). A Curno, in provincia di Bergamo ho una villetta a schiera in via Lungobrembo 62, acquistata alla fine degli anni ’80 e quindi per definizione con soldi non del partito (che, come noto è stato fondato ne! 2000 ed a cui i primi contributi sono cominciati ad affluire nell’autunno del 2001). Sempre a Curno, in via Lungobrembo 64 (contigua alla precedente) vi è una vecchia casa con giardino, di proprietà di mia moglie che l’ha comprata nel 1985 per 38 milioni di vecchie lire e che e stata dalla stessa (e con il mio contributo, anche manuale) ristrutturata nel 1986 (e quindi in epoca anch’essa non sospetta). È il luogo dove siamo andati a vivere dopo sposati. A Bruxelless sono comproprietario di un piccolo appartamento in via Scarabee 3, acquistato nel 1999 per 204 milioni di vecchie lire (di cui la metà con prestito bancario della Bbl di Bruxelless, sede del Parlamento europeo) quand’ero parlamentare europeo (ed a tal fine). Anche questo immobile è stato acquistato in epoca precedente alla costituzione di Idv. A Bergamo sono proprietario di un appartamento in via Locateli, da me acquistato, a seguito di gara pubblica, ad un’asta indetta dalla Scip per conto dell’Inail in data 10 novembre 2004 (rogito 16.03.2006) per euro 261’661,00 oltre spese e tasse. Non sono invece proprietario di alcun altro immobile in tale città, come invece pure era stato scritto. Vi sono invero lo studio e la casa di mia moglie (che, come Lei sa, fa l’avvocato da una vita e fa pane di una famiglia benestante di avvocati e prima di notai che Lei, gentile direttore, essendo di Bergamo, credo conosca molto bene).
La società Antocri
A Milano ho comprato nel 2004 (tramite la società Antocri) un appartamento in via F. Casati 1/a, per euro 614’500,00, di cui 300’000,00 con mutuo Bnl ed il resto con parte dei fondi provenienti dalla vendita di due appartamenti di mia proprietà che avevo a Busto Arsizio (acquistati nel 1999 – e quindi sempre in epoca antecedente alla costituzione di Idv – per lire 845’166’000 e rivenduti nel 2004 per 655’533,46 euro). Gli atti notarili sono a sua disposizione. Quanto alla provenienza dei fondi per acquistare gli appartamenti di Busto Arsizio, non me ne voglia ma lei dovrebbe ricordarla bene essendo stata una delle persone che vi hanno in qualche modo contribuito (ricorda i 400 milioni di lire che l’editore de “II Giornale” (ove egli faceva all’epoca il direttore responsabile) mi versò, a titolo di risarcimento danni con assegno circolare? All’epoca peraltro furono in molti a versarmi denaro per risarcirmi dei danni provenienti da articoli di giornali ritenuti diffamatori dai giudici o comunque, in via di transazione bonaria). L’altra parte dei soldi provenienti dalla predetta compravendita li ho usati per acquistare (tramite la società Antocri) a Roma nel 2005 un appartamento in via Principe Eugenio per euro 1’045’000,00 (il resto della provvista è stato reperito da un mutuo bancario Bnl di 400’000,00 euro e dai miei risparmi di cui in appresso). Tale immobile è stato rivenduto nel 2007 a 1’115’000,00 e con la relativa provvista, una volta estinto il mutuo, ho comprato l’anno scorso una casa ai miei due figli più piccoli a Milano, in zona Bovisa, per studiare. Ho anche aiutato mio figlio maggiore, con donazioni in denaro (per un totale di circa 80 mila euro) in parte quando si è sposato ed in parte quando sono nati i suoi tre figli trigemini. Soldi che egli, coscienziosamente ha utilizzato per pagare l’ anticipo di una casa a Curno quando abitava li e che poi ha rivenduto ricomprandosi, a minor prezzo, casa a Montenero, quando si è trasferito al paese natio. Sempre a Roma, sono attualmente proprietario dell’appartamento di via Merulana, ove abito quando mi reco li per ragioni legate al mio lavoro parlamentare. L’ho comprata, nel 2001 – e quindi ancora una volta prima dei rimborsi elettorali confluiti in questi ultimi anni al partito – per 800 milioni di vecchie lire ( di cui, come al solito, parte in mutuo) Queste sono,- o sono stata- le mie proprietà. Mi si dirà. D’accordo hai fatto delle compravendite ed hai stipulato dei mutui, ma per il resto dove hai preso i soldi? Ebbene, i miei redditi pubblici e che possono essere consultati presso il sito della camera dei Deputati e del senato ammontano dal 1996 ad oggi ad oltre 1’000’000,00 di euro ( al netto tasse), come da tabella riepilogativa che le invio a parte. A tutto ciò devono aggiungersi ulteriori rinvenienze attive, tra cui una donazione mobiliare per circa 300 milioni di vecchie lire ricevuta nel 1996 dalla contessa Borletti ( i fatti sono notori in quanto hanno riguardato come beneficiari anche altri personaggi pubblici) e come detto plurimi risarcimenti danni ricevuti ( da me e dai miei familiari) per circa 700’000,00 euro negli anni in relazione alle varie diffamazioni subite nel tempo nonché i frutti dell’agenzia agricola e dei relativi cespiti immobiliari lasciatimi in eredità dai miei genitori dopo la loro morte.
Conclusioni: la formichina
Tutto qui. Alcuni giocano, altri speculano, altri evadono le tasse e altri ancora girano il mondo o se la godono e si divertono. Io ho preferito e preferisco fare la formichina come mi hanno insegnato i miei genitori, risparmiando ed investendo i guadagni in immobili( almeno questi non ti mandano sul lastrico, come è successo per le azioni e le speculazioni in borsa!). Mi scuso per la prolissità e se necessario sono ancora e sempre pronto a fornire tutte le risposte che riterrà necessarie. Con Lei, caro direttore lo faccio volentieri per tre ragioni: primo perché sono certo della sua buona fede e del suo sacrosanto diritto di pormi le domande che mi ha posto; secondo perché sono convinto che ogni personaggio pubblico deve rispondere nel merito alla pubblica opinione (ed agli organi di informazione indipendenti come “Libero”); terzo, perché è cominciato il nuovo anno e voglio avvicinarmi alla terza età nel migliore dei modi. Buon anno a lei ed ai suoi lett
ori.

A cura del circolo IdV San Sosti

Il Presidente

Giuseppe Fiore

Dal Decreto Mille Proroghe

Zone franche urbane: ci sarà tempo fino al 31 marzo 2010 per la presentazione delle richieste collegate alle zone franche urbane. L’obiettivo è quello di semplificare ulteriormente le procedure per la realizzazione delle zone franche urbane così da accelerare la creazione di micro-imprese e stimolare nuova occupazione. È resa immediatamente operativa l’agevolazione direttamente ai Comuni interessati (risorse per 100milioni di euro che andranno al taglio degli oneri relativi al costo del lavoro e dell’Ici).

Zone franche per il Sud, la lega ordina Tremonti esegue

ZONE FRANCHE, PITTELLA: TREMONTI ESEGUE ORDINI CONTRO IL SUD 17/01/2010 11.51.07 [Basilicata] ‘’La Lega Nord ordina, Tremonti esegue e cancella il sostegno fiscale alle zone franche, da lui stesso approvato come vicepresidente del Cipe e mandando al macero mesi di trattative con l’Ue, perche’ troppo meridionalista’’. Cosi’ il Vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, commenta la lettera inviata dal ministro dell’Economia al governatore della Campania, in cui il titolare del dicastero di via XX Settembre conferma lo ‘stop’ al provvedimento arrivato con il decreto ‘Milleproroghe’’. ‘’Tremonti si accorge solo ora che si e’ dimenticato di dare copertura finanziaria alla misura e ‘correttamente’ la lascia inapplicata, lasciando nello sconcerto lo stesso collega di governo allo Sviluppo economico, Scajola che cerca ora la mediazione con enti locali e parti sociali del Meridione – sottolinea Pittella – evidentemente gli ordini del giorno presentati dalla Lega prima di Natale contro la norma, protestando perche’ riguarda solo una citta’ del settentrione su 22 contenute nell’elenco, hanno convinto il ministro dell’Economia a neutralizzare un incentivo destinato in gran parte a sostenere le piccole e medie imprese del Mezzogiorno, gia’ provate dalla sottrazione dei fondi Fas proprio in piena crisi economica’’. ‘’Mi unisco alla richiesta avanzata da altre forze di opposizione perche’ il Parlamento nazionale metta rimedio all’ennesimo intervento a gamba tesa sull’economia meridionale del ministro Tremonti e che ha provocato una vera sollevazione di enti locali e associazioni imprenditoriali – conclude l’europarlamentare eletto nella circoscrizione Sud – abrogando il comma 4 dell’articolo 9 del decreto Mille proroghe e sbloccando i 100 milioni già stanziati, con una copertura facilmente reperibili tra le numerose mance finanziate dal rientro dei capitali dall’estero per lo scudo fiscale’’.

Riportato da:

Vincenzo Raimondi.